Aggiornare da PHP 5.2 a PHP 5.3. Errori e non funziona pi

Un errore frequente negli ultimi mesi è quello di aggiornare incautamente da PHP 5.2 a PHP 5.3

Per quanto sia diritto e dovere di ogni sistemista che si rispetti, mantenere sempre aggiornato il proprio sistema, è sempre meglio informarsi sulle problematiche in cui si può incappare nell’aggiornamento di pacchetti software come il PHP, un vero e proprio linguaggio di programmazione web.

Ad essere onesti una parte della colpa andrebbe accollata agli sviluppatori di PHP che hanno creato confusione e svariati fraintendimenti in quanto si presupponeva a rigor di logica e buon senso che siccome l’upgrade da 5.1 a 5.2 non diede nessun problema di retrocompatibilità allora nemmeno l’aggiornamento a php 5.3 avrebbe dovuto darla.

Sarebbe stato inoltre saggio aspettare il rilascio del php 6 in ambiente di produzione, dato che php 5.3 è stato definito all’unanimità “una palestra per abituarsi prima di passare al 6“.

Addirittura alcuni panneli di controllo Point e click come Plesk proponevano l’aggiornamento automatico e con un paio di click si riusciva seriamente a compromettere il funzionamento degli script PHP non pienamente compatibili col 5.3

Fatto sta che in questa problematica sono incappati non solo novellini e sedicenti sistemisti ma anche serissimi hosting provider e sistemisti carrozzati con un decennio di esperienza su server linux.

Esistono tuttavia alcune soluzioni pratiche per ovviare al problema in base a diversi scenari, esperienza e sopratutto necessità.

In uno scenario di hosting condiviso ad esempio, laddove ci siano molti siti non compatibili con la nuova versione di PHP a causa delle funzioni deprecate, la soluzione migliore consiste nel fare un downgrade alla versione 5.2 dell’interprete PHP. Ovvero disinstallare tramite package manager (ad esempio apt, yum o yast) la versione del php 5.3 e i relativi moduli e installare nuovamente il php 5.2.

Nell’ipotesi invece che il server ospiti solo un paio di siti (magari gestiti dallo stesso cliente) è possibile valutare qualora usasse piattaforme di pubblicazione contenuti o ecommerce (come ad esempio: Joomla, Drupal, Zencart, Magento, Prestashop, WordPress, ecc…) la possibilità di aggiornare la piattaforma del CMS all’ultima versione che potrebbe essere compatibile col nuovo PHP 5.3. A titolo puramente informativo con Zencart funziona perfettamente.

Nella più remota ipotesi invece che si possa mettere mano al codice PHP (l’abbiamo scritto noi, il cliente è daccordo o magari il cliente stesso vuole aggiornare la compatibilità al 5.3) non rimane altro che armarsi di pazienza e correggere gli script rimpiazzando le funzioni deprecate. Un valido aiuto è quello di abilitare il logging degli errori e dei warning PHP nonchè di verificare i vari errori nel file error.log di apache.
Sicuramente la via più ardua e meno percorribile ma sicuramente la via più indicata se lungimiranti ad un ulteriore passaggio a PHP 6.

Si ricorda che forniamo assistenza sistemistica e siamo in grado di risolvere questa problematica in tempi e costi decisamente interessanti e competitivi.

Contattateci subito.

Correggere `ereg is deprecated` in PHP 5.3

Se avete aggiornato a PHP 5.3 troverete probabilmente alcuni messaggi di warning riguardanti le funzioni deprecate.

Ad esempio la famiglia delle funzioni ereg sono state sostituite con le compatibili Perl preg.

Per migrare ereg():

ereg('\.([^\.]*$)', $this->file_src_name, $extension);

diventerà

preg_match('/\.([^\.]*$)/', $this->file_src_name, $extension);

Per migrare ereg_replace():

$this->file_dst_name_body = ereg_replace('[^A-Za-z0-9_]', '', $this->file_dst_name_body);

diventerà

$this->file_dst_name_body = preg_replace('/[^A-Za-z0-9_]/', '', $this->file_dst_name_body);

CMS : Quando utilizzare un Content Management System è sconsigliato ?

La moda degli ultimi 7 anni è stata caratterizzata dall’uso e abuso dei CMS.

Tra i vari effetti positivi che abbiamo visto c’è stata l’enorme produzione di blog, siti web, e community (anche di un certo spessore).
La realizzazione di progetti di una certa complessità non sarebbe stata infatti possibile in un ipotetico mondo senza CMS a patto di non investire moltissimo tempo e denaro nello sviluppo di una soluzione ad-hoc.

L’utilizzo di queste piattaforme invece (citando tra più famose: WordPress, Joomla, Drupal) ha permesso tramite un approccio stile LEGO (tanti piccoli mattoncini da montare insieme) di assemblare in tempi record e a basso costo progetti decisamente ambiziosi spesso corredati di feature non banali come forum, galleria immagini, e gestione community (basti pensare al fantastico Community Builder per Joomla).

Inoltre la possibilità di “assemblare” graficamente i vari componenti del CMS ha permesso la creazione di siti web completi (e spesso complessi) anche a coloro che non avevano la competenza necessaria in materia di programmazione per creare da zero qualcosa di vagamente utile per soddisfare le proprie esigenze.

Oltre all’uso corretto dei CMS, non si è potuto far a meno di osservare un abuso sempre crescente nell’utilizzo dei CMS anche per progetti banali che addirittura avrebbero potuto esser realizzati tramite pagine statiche o nei casi peggiori con un po’ di php e mysql.

In molti casi l’impiego di un CMS può non essere la soluzione ottimale né per il cliente né per l’agenzia.

Elenchiamo dunque alcuni degli aspetti da tener in considerazione quando si intende scegliere un CMS per la realizzazione di un sito web.

  • Scarsa malleabilità : un CMS per quanto possa essere malleabile e configurabile non sarà mai in grado di soddisfare ogni nostra esigenza nel modo in cui lo riteniamo opportuno. Si finisce dunque per rinunciare a parte delle nostre esigenze e a piegarci nei confronti del CMS piuttosto che piegare il CMS alla nostra volontà.
  • Sovradimensionamento : è inutile usare una Ferrari SOLO per fare 500 metri di strada e andare al supermercato. Un CMS normalmente di default offre una serie di funzionalità esageratamente vaste. Sarebbe dunque inopportuno, dispendioso e concettualmente errato, installare un CMS solo ed esclusivamente per gestire una sezione news dinamica o una banalissima galleria di immagini.
  • Istruzioni d’uso e curca di apprendimento: consegnare un CMS ad un cliente ed istruirlo all’uso per quelle 2 o 3 operazioni quotidiane non è sempre semplice e banale. Nonostante l’apparente semplicità, i diversi Content Management System richiedono comunque una buona dose di pratica da parte dell’utente finale. In caso di difficoltà da parte di quest’ultimo può capitare quindi che venga contattato il fornitore che, a seconda dei casi, spiega le procedure corrette oppure provvede direttamente alla modifica o all’inserimento dei contenuti. E’ superfluo sottolineare che, in entrambe i casi, viene meno uno dei principali vantaggi per i quali è stato pensato il CMS.
  • Prestazioni : e’ inutile usare un CMS per presentare contenuti statici. Un CMS di default si basa su linguaggi di scripting server side (ad esempio PHP) che recupera i contenuti da un Database (ad esempio MySQL). Tutto ciò comporta un enorme consumo di risorse (CPU, RAM, latenza I/O) e sicuramente in un sito con molto traffico può portare a rallentamenti notevoli e ad un’esperienza di navigazione sicuramente non soddisfacente.
  • Manutenzione : la manutenzione di un CMS spesso è a dir poco complessa e dispendiosa. Pensiamo ad esempio di dover migrare una community creata su Joomla ramo 1.0 alla 1.5 e dopo un anno scarso alla 1.6 (nuovo ramo non compatibile con la 1.5). Operazioni complessissime. Niente migrazioni native che possano funzionare al primo colpo se non con una buona dose di pazienza e perseveranza (e molto denaro da investire sull’esperto che curerà la migrazione). Incompatibilità totali tra moduli e template con le nuove release fanno di alcuni CMS la scelta peggiore per siti che ambiscono a non “morire” entro un paio di anni.

Considerazioni finali

La scelta dello strumento adatto alla realizzazione di un’idea è sempre un passaggio delicato all’interno di un progetto web. La Rete è inoltre piena di discussioni e guerre di religione tra i sostenitori di questo o di quel CMS.

A mio avviso invece è utile fare un passo indietro e valutare, in prima istanza, se vale la pena adottare uno tra i CMS che offre il mercato. Il rischio infatti è quello di lasciarsi tentare da una strada in discesa che rende veloce e rapido l’avvio di un progetto ma che, in futuro, può tramutarsi in un ripido e tortuoso sentiero di montagna.

E’ quindi opportuno valutare e tenere sempre presenti:

  1. le reali esigenze del cliente;
  2. la struttura organizzativa del cliente, le competenze e le risorse che è disposto ad impiegare per la gestione del sito;
  3. l’importanza di ridurre il più possibile la complessità;

 

Fatta a tavolino una buona analisi, valutando risorse disponibili ed aspettative si può finalmente scegliere quale strategia usare per la realizzazione di un sito graficamente piacevole, funzionale e mantenibile nel tempo.

Perchè scegliere un sito web con un pannello di controllo ?

Spesso ci capita di sentire storie di clienti insoddisfatti del servizio dell’ex web master o web agency. “Passava troppo tempo prima che apportassero le modifiche richieste”, “Non riuscivo ad ottenere risposte per email prima di qualche giorno” o ancora “Sono sempre troppo impegnati e non possono dedicarmi del tempo quando è necessario per la mia attività”.

Per un web designer, web master, web agency o per qualsiasi altra figura professionale alla quale vi siete rivolti per curare il vostro sito web, è difficile e scomodo accontentare tutte le richieste di un giro di clienti più o meno grande e in poco tempo. Il più delle volte le modifiche riguardano aggiornamenti di prodotti nel listino, di descrizioni, di refusi o cambio di fotografie e immagini. Tutti questi interventi e altri ancora sono gestibili direttamente da voi se corredate il vostro sito di un pannello di amministrazione.

Quali sono i vantaggi di avere un sito internet con pannello di controllo? e quali sono i costi aggiuntivi?

  • NESSUN BISOGNO DI ESSERE ESPERTI DI PC E INTERNET. I pannelli di controllo sono sempre più user friendly, facili quindi da utilizzare perchè studiati appositamente per categorie di utenti sempre più varie. L’unica competenza richiesta è saper scrivere con un editor di testo come potrebbe essere il vostro MS Word.
  • ABBATTIMENTO DEI COSTI DI MANUTENZIONE. Pur trattandosi di interventi spesso semplici per un web master, avere qualcuno sempre disponibile per aggiornare in tempo reale i contenuti del tuo sito è altamente dispendioso. Con un pannello di controllo puoi gestire in modo autonomo tutti i contenuti che servono per un aggiornamento frequente senza disturbare il tuo conto in banca.
  • IL TEMPO E’ DENARO DAL 1736, anno in cui comparve per la prima volta questo detto su una pubblicazione di Benjamin Franklin. Vi renderete ben presto conto che risparmierete buona parte del tempo che avreste utilizzato per scrivere l’email con le modifiche da apportare. Capita spesso poi che ci si dimentichi di qualcosa e si debba scriverne una seconda, a volte una terza e a distanza di giorni. Senza contare il tempo che passa tra una risposta e l’altra via email per chiarimenti vari tra cliente e fornitore del servizio. Se state già pensando che sarebbe molto più facile fare una telefonata, la risposta è si! Sia che usiate skype, telefono o cellulare sicuramente il rapporto è molto più diretto, ma è anche vero che la maggior parte delle volte la disponibilità di stare al telefono è poca da entrambe le parti e non potete permettervi di utilizzare un’ora del vostro tempo per spiegare tutto. Sareste comunque costretti a dover inviare un’email per informazioni più dettagliate.
  • AGGIORNARE IN QUALSIASI MOMENTO DEL GIORNO E DELLA NOTTE. Con un pannello di amministrazione personale potrete in qualsiasi momento apportare le modifiche che desiderate, disponendo semplicemente di una connessione internet e di un computer senza troppe pretese. Può succedere che per esigenze particolari o semplicemente durante i giorni festivi abbiate bisogno di inserire news durante orari di chiusura dell’agenzia della quale siete clienti.
  • AUMENTO DEI GUADAGNI. Essere attivi sul web inserendo costantemente contenuti nuovi al vostro sito migliorerà la reputazione della vostra attività e quindi i vostri profitti. Gli utenti di internet diffidano infatti di siti poco aggiornati e poveri graficamente e scelgono invece aziende molto più attive nel mercato online. Oggi esistono talmente tanti siti internet che è facile trovarne altri che ispirano maggior fiducia.
  • MIGLIORE POSIZIONAMENTO SUI MOTORI DI RICERCA. Sentirsi liberi di inserire in qualsiasi momento contenuti e news nel vostro sito vi porterà inevitabilmente a scrivere di più. Questo aumenterà l’indicizzazione sui motori di ricerca, che valuteranno il vostro sito più affidabile perchè pieno di informazioni sul vostro settore. Inutile ripetere che tutto ciò incrementerà notevolmente i vostri guadagni.

5 pagine web tagliate fine e 3 etti di indicizzazione. Venghino signori, venghino !

Il web è diventato una macelleria ormai. Sopratutto in Italia.
Colpa della crisi, colpa dell’ignoranza, colpa della disoccupazione, ci si trova ormai in balia di strani individui che vendono sogni un tanto all’etto. Manco fossimo in macelleria.

In un offerta comparsa su Cinkue.com (sito di offerta servizi) Mariarita scrive :

posso creare siti web e blog con spazio e dominio gratuiti..per 10 euro cad. con consegna in giornata e provvedere anche al loro aggiornamento..il prezzo indicato si riferisce solo alla creazione del sito o del blog con inserimento base di materiali personali..contattatemi pure per maggiori informazioni. grazie

Simonedesign scrive invece : “Posso Realizzare Siti Internet per 200 €“.

Nella piccola/media azienda italiana purtroppo è raro trovare personale specifico nella cura dell’immagine aziendale e questo delicato compito viene solitamente ricoperto dal classico imprenditore (solitamente il titolare dell’azienda) che per forza di causa si affida al primo sedicente smanettone o peggio ancora al cugino del fratello dell’amico di infanzia che sa fare i siti UEB.

Gente perlopiù improvvisata, priva di ogni conoscenza teorica e pratica per produrre risultati tangibili.

Il cliente si ritrova dunque con un sito privo del gusto estetico, delle funzionalità desiderate, dell’usabilità.

Invece di creare un valore aggiunto alla sua attività si da una bella zappata sui piedi da solo presentando ai suoi visitatori o potenziali clienti un prodotto amatoriale non all’altezza delle sue aspettative e quelle dei suoi clienti.

Ricordiamo sempre che un sito Web non è fine a sè stesso, ma bensì è un mezzo che ha lo scopo di raggiungere obiettivi.
Vendere prodotti, acquisire utenti, far conoscere la propria azienda, dare un’immagine di sè all’altezza delle aspettative del cliente.

Un professionista serio che si rispetti non parla mai di prezzi e di costi fino a quando non si rende conto del tempo necessario a soddisfare le esigenze del cliente.

Il primo passo dunque è capire il cliente e le sue esigenze.

Ha le idee chiare di ciò che vuole ? In quale contesto lavorativo rientra ? Qual’è il fine del sito ? Chi sono i suoi concorrenti ? Ecc…
Per questo motivo un buon modo per conoscere il cliente è quello di proporre un questionario conoscitivo (brief) di circa 12 pagine in cui potremmo avere un’idea trasparente ed esaustiva di ciò che il cliente fa nella sua vita, le sue ambizioni professionali, la struttura aziendale, i prodotti ed i servizi da lui offerti, i principali concorrenti, ecc…

Successivamente un “breve” (solitamente dalle 2 alle 4 ore) colloquio con il cliente discuteremo il brief (già precedentemente analizzato) ed esporremo i nostri consigli e suggerimenti al fine di guidare il cliente verso la rotta per il successo, onde evitare naufragi nella realizzazione del progetto.

Questo è solo l’inizio per iniziare un progetto web di successo, in cui l’investimento iniziale darà sicuramente buoni frutti e non saranno soldi buttati con sedicenti Guru del web della domenica.

I costi saranno OVVIAMENTE superiori da quelli del ragazzino di turno in quanto difficilmente un prodotto di successo impiega meno di 3 settimane lavorative, ma in fondo anche Roma non è stata costruita in un giorno.

Outlook Express perde email. Una bomba ad orologeria.

Questo post nasce da una serie di sfortunati eventi accaduti a nostri clienti nell’arco di questi ultimi 2 mesi.

Ciò che sembrava inizialmente un puro caso sporadico si è rivelata invece una costante decisamente pericolosa.

Outlook Express infatti tende (per qualche motivo sconosciuto) a perdere le email nel momento in cui si effettua la compressione dei messaggi.

Stranamente questo avviso è comparso proprio in questo arco di tempo e molti utenti si sono affidati ciecamente rispondendo si alla domanda che chiedeva se effettuare la compressione.
I risultati sono stati disastrosi : moltissime email, (addirittura anni di email) sono state perse in modo irrecuperabile.

La Microsoft stessa se ne lava le mani (avendo cessato il supporto nel 2005) pur essendo conscia di questo problema che affligge centinaia di migliaia di utenti al mondo, consigliando di migrare a soluzioni affidabili come Live Mail o Outlook Professional incluso nelle versioni 2003, 2007, 2010 della suite Office.

Si consiglia pertanto di effettuare al più presto un backup della posta di Outlook Express e di migrare a queste nuove soluzioni.

La soluzione più semplice (con meno funzionalità) ma gratuita è Windows Live Mail 2011.

Johannesburg Stock Exchange passerà a Linux

La Johannesburg Stock Exchange (JSE) ha annunciato che passerà ad una piattaforma basata su Linux durante i lavori di migrazione a Johannesburg.

Attualmente la JSE opera da Londra attraverso la piattaforma TradElect che è basata sulle tecnologie Microsoft .Net e Sql Server 2000. Il piano prevede il passaggio alla piattaforma Millennium Exchange entro la prima metà del 2012. Questa decisione arriva dopo la medesima scelta della London Stock Exchange (LSE) . Anche la LSE è passata da TradElect a Millennium Exchange dopo aver acquisito l’azienda MillenniumIT per 30 milioni di dollari.

La JSE intende tornare a Johannesburg per evitare problemi di connettività internazionale ed essere più vicina ai suoi clienti sudafricani.

CNAF, la previdenza sociale francese migra a PostgreSQL ed a Redhat Linux.

Il database (DBMS) Open Source Postgresql è il nuovo motore per Caisse Nationale d’Allocations Familiales (CNAF), la previdenza sociale francese.

L’organizzazione, responsabile nel 2009 di circa 69 miliardi di euro di scambi distribuiti a 11 milioni di richiedenti, ha sostituito all’inizio di quest’anno il relativo DBMS proprietario con l’alternativa GRATUITA ed Open Source Postgresql.

Secondo una dichiarazione pubblicata in settembre dall’azienda Bull, che assiste CNAF, Postgresql ha servito circa 1 miliardo di query SQL giornaliere.

La nostra scelta di PostgreSql non è stata determinata solo dal fatto che questo software è open source ” dichiara il Vice Direttore dei sistemi d’informazione del CNAF . “Questo è un DBMS tecnicamente ricco, che comprende tutte le caratteristiche di cui abbiamo bisogno. Ha livelli di prestazioni e l’affidabilità che soddisfano le nostre richieste in ambienti di produzione.

Tuttavia, dice di essersi mossi  verso Postgresql anche per permettere che l’organizzazione riduca i costi di licenza rispetto ad un DBMS proprietario. “Questa era un’occasione per far diminuire il costi di licenza.” Il delegato direttore è inoltre sicuro che la comunità Open Source di Postgresql aumenterà ancora la qualità di Postgresql.

La migrazione iniziata nel 2008 ha richiesto 18 mesi per migrare i 168 database in questione, occupando complessivamente 4 Terabyte dei dati.

Le mansioni amministrative normali sono state automatizzate ed il controllo del sistema è effettuato utilizzando una soluzione di software aperta, Nagios. In più, l’architettura che è stata realizzata caratterizza high-availability ridondato, con una sede remota di backup dati.
Secondo l’azienda Postgresql RDBMS gira su Linux Redhat.

Open Source, casi di successo. Nuova rubrica.

Occhi sgranati, braccia conserte, espressione smarrita e quell’ uhmmmmmmm sono le reazioni classiche quando si parla di Open Source ad un’azienda.
Più che parlarne sarebbe corretto dire PROPORRE.

C’è molta ignoranza nel panorama attuale della piccola/media azienda italiana, ignoranza “buona” (l’ignoranza in verità non è mai buona) di quella più etimologica del termine.
Ignorare ovvero che per ogni soluzione commerciale e sopratutto proprietaria, esiste spesso una valida alternativa equivalente Open Source.

Normalmente adottare software Open Source significa per l’imprenditore, minori costi ed un notevole risparmio.

Qualche purista storcerà il naso davanti a questa affermazione, ricordando che Open Source è diverso da Free e che ci sono ben altri benefici dall’adottare software a sorgente aperto piuttosto che affidarsi a soluzioni proprietarie.

Come dargli torto ? Inviterei il purista però a focalizzare l’aspetto commerciale, andando a proporre soluzioni open source ai vari clienti.
Alla fine tutto si ridurrà ad una singola parola : COSTO.

Quanto mi costa ?“, “quanto devo spendere ?“, “quanto risparmio ?” … sono le domande cruciali che il cliente si pone e pone al commerciale di turno.

Se consideriamo poi la crisi economica in questo momento storico, il bassissimo potere di acquisto salariale per software sviluppati oltreoceano (un programmatore negli USA guadagna in media sui 10 mila euro al mese), diventa vitale trovare la soluzione più economica per risolvere elegantemente i problemi aziendali senza andare a discapito sulle funzionalità, la stabilità, la sicurezza ed il supporto.

Rimane difficile però capire il concetto al cliente, quando si propone come alternativa al loro DBMS da 20 mila euro una soluzione GRATUITA.

Come fa ad essere gratuita ?“, “Se è gratuita allora non vale un fico secco“, “Ma è un programma fatto da ragazzini per passar tempo ?” … sono le classiche domande ed esclamazioni che ne susseguono.

Rimane purtroppo complesso, dispendioso in termine di tempo e di energie, spiegare come funziona tutto “l’ambaradan” che è l’Open Source, per cui abbiamo deciso di proporre una nuova rubrica intitolata “Open Source, casi di successo“, in cui verranno riportati casi reali in cui grandi e importanti realtà aziendali, PMI, hanno adottato l’open source in modo vincente nella loro azienda.

Stay tuned …


PostgreSQL è ormai come Oracle 11g con le nuove funzionalità di replica in streaming e Hot Standby.

PostgreSQL più comunemente chiamato Postgres è giunta alla versione 9.0 lo scorso 20 Settembre.
Sarebbe complesso presentare PostgreSQL ad un neofita, ma vi basti sapere che è un DBMS SQL di classe Enterprise con efficienza, feature, stabilità che competono con rivali commerciali del calibro di MS SQL Server, DB2 (IBM) ed infine il mostro sacro Oracle.

Non è stato citato MySQL perchè effettivamente PostgreSQL è un prodotto di lunga superiore per essere impiegato in ambiti di produzione mission critical, con feature native consolidate dagli anni quando MySQL non aveva nulla di relazionale non supportando fino a qualche anno fa nemmeno l’integrità referenziale, le viste, le stored procedure e tutt’ora rimane impacciato con i trigger.

Dopo questa breve ma doverosa premessa si può affermare che ad oggi la nuova release 9.0 è pressoché pari in termini di funzionalità a Oracle 11g.

A dirlo è 2ndQuadrant, azienda leader di consulenza PostgreSQL.

Simon Riggs, CTO e fondatore di 2ndQuadrant, ritiene che sia la replica in streaming che Hot Standby, implementate come funzionalità interne al database,  costituiranno per le aziende un incentivo a migrare da costosi database proprietari, quale ad esempio Oracle che ha costi di licenza di decine di migliaia di euro per singolo singolo core.

Ciò è estremamente positivo dato che l’inclusione della replica nel core di Postgres era una delle feature più richieste dai clienti.
Fino ad ora ciò era possibile tramite modularità esterne, a discapito del senso di gradimento degli utenti finali che vogliono sempre qualcosa di integrato che funzioni bene, sempre e subito.

Sempre più filo da torcere a Oracle dunque che pur essendo l’azienda leader nel campo DBMS si trova sempre più minacciata da soluzioni Open Source quali MySQL (che ha recentemente acquistato insieme a SUN) ma sopratutto PostgreSQL definito all’unanimità “Il più avanzato database open source”.

A prova di ciò e del terrore (e dunque della validità e della bontà) che PostgreSQL incute a Oracle non si può assolutamente omettere l’increscioso evento avvenuto a fine luglio 2010, appena dopo l’acquisizione di Sun Microsystem che ha visto spegnere i server utilizzati da Postgres per testare le nuove patch su Solaris e OpenSolaris.

Sun infatti contribuiva a PostgreSQL mettendo a disposizione gratuitamente delle macchine, ma Oracle le ha spente senza nessun preavviso e senza commentare l’accaduto.

Comportamento sicuramente legittimo “affaristicamente parlando” ma da condannare da un punto di vista etico ed umano.